Elettronica e radiofrequenza
Progetti e realizzazioni elettroniche per radioamatori e altro
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Ho finalmente fatto delle misurazioni per valutare la bontà del choke o balun in corrente di cui ho parlato nell'articolo Autocostruzione choke balun per le HF (balun 1:1 in corrente). Quello che ho misurato non è il primo prototipo che è là fuori a fare il suo dovere con i dipoli per i 160 m, 80 m e 40 m, ma un secondo esemplare, identico al primo: 11 spire di cavo coassiale RG142 (5 + 5 spire più la spira per la cosiddetta "inversione") avvolte su due toroidi tipo FT240-43 perfettamente impilati. Questo nuovo choke, però, non è ancora "inscatolato" nel contenitore in plastica per derivazioni, in modo da semplificarmi un po' la vita nel corso delle misurazioni. Come strumento di misura ho usato il nanoVNA, che ci dà delle indicazioni preziose, ma non è molto attendibile. Per esempio, se avete un occhio ben allenato, noterete che i grafici delle misure non vanno perfettamente d'accordo uno con l'altro. Anche il circuito di misura, usato e consigliato da molti radioamatori, che consiste nel trattare la calza del coax come fosse una semplice induttanza, è tutt'altro che perfetto. Quando un giorno finirà questa pandemia di COVID-19, potrò anche realizzare delle misure con uno strumento più "serio", però io scommetto che, ai fini pratici, i risultati non saranno molto diversi...
Prima di addentrarci nell'analisi, vorrei chiarire un concetto: un balun in corrente con fattore di trasformazione 1 e un choke a radio frequenza sono esattamente la stessa cosa. Lo dico perché ho ricevuto una quantità di messaggi che mi chiedevano se fosse meglio usare un balun o un choke, e altre domande del genere. Attenzione, un balun in tensione non è la stessa cosa di un choke.
Leggi tutto: Valutazione choke balun per le HF (balun 1:1 in corrente)
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Ho fatto una serie di riparazioni su un amplificatore che usa una coppia di tubi elettronici Cetron 572B. Quando ho finalmente completato il lavoro e verificato che tutte le tensioni avessero il valore giusto, ho inserito le valvole originali e ho scoperto che non funzionavano nemmeno loro. Ho provato a comprare due valvole Cetron 572B nuove (NOS = New Old Stock), le ho pagate a peso d'oro ma il venditore ha fatto una spedizione che non richiedeva la firma del destinatario. Insomma, Poste Italiane dice che il pacco è stato consegnato, io non l'ho ricevuto e, morale della "valvola", sono rimasto "svalvolato". Devo dire che il venditore inglese è stato un vero signore: mi ha rimborsato fino all'ultimo centesimo credendomi sulla parola o, forse, credendo alle mie lacrime.
Alcuni mesi dopo questa disavventura, risultando infruttuosa la mia ricerca di 572B di fabbricazione americana, mi sono deciso a comprarne una coppia cinese, sopprimendo con tutte le mie forze il mio stesso scetticismo sulla qualità dei componenti (e di qualsiasi altra cosa) made in China. Bene, questa volta la coppia di valvole selezionate ("matched pair") è arrivata.
Ora che si fa? La tradizione vuole che le valvole vengano soggette an un burn-in. In altre parole, le si tengono accese per un certo tempo a bassa tensione anodica in modo che, attraverso meccanismi fisici di cui forse parlerò quando mi sentirò meno pigro di questa sera, eventuali residui gassosi all'interno dell'ampolla reagiscano con altri materiali della valvola e vengano pertanto riassorbiti.
Come si fa il burn-in?
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PROLOGO
Mi sono trovato nella condizione di dover intervenire su degli amplificatori valvolari a radio frequenza per riparazioni e modifiche. Nei tanti anni di radiantismo, non ho mai provato il brivido di trasmettere con più dei 100 W delle mie radio, per cui ero sprovvisto di alcuni accessori che mi consentissero di fare le misurazioni necessarie sui predetti amplificatori. Ho comprato un accordatore d'antenna usato che potesse sopportare un'abbondanza imprecisata di watt, e mi sono costruito un carico fittizio da 1 kW, o giù di lì (e qui il termine "giù" non è casuale e non è sostituibile con "su"...)
La decisione di costruirmi il carico fittizio è dovuta esclusivamente a questioni economiche (insomma, guardate in giro, i carichi fittizi costano un sacco di soldi, anche se non riesco a spiegarmi il perché), in quanto dal punto di vista dell'interesse scientifico e tecnologico non c'è molto: qualche resistenza collegata in serie o parallelo, pezzi di filo, connettore e dissipatore.
Ora vi racconto quello che ho combinato anche se non credo che farete un montaggio identico al mio, non ve lo consiglierei. Quello che mi aspetto è che farete un vostro carico fittizio e farete qualche ricerca su internet per cercare degli spunti. Ecco, con questo articolo, io vorrei darvi qualche spunto e qualche argomento di meditazione per il vostro progetto.
Leggi tutto: Un carico fittizio da 1 kW molto economico: una cosa tra amici (prima parte)
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Un kit molto interessante, venduto a basso prezzo ma privo di istruzioni di montaggio, collaudo ed uso. Ci sono alcuni siti web di radioamatori che sopperiscono a tale mancanza mentre io, nel mio piccolo, pubblico qualche foto del mio assemblaggio e qualche commento. Il kit, non è molto adatto a principianti ma, se avete già dimestichezza nell'assemblaggio di componenti SMD, potete provare a cimentarvi nella realizzazione dell'amplificatore anche se non siete dei super-esperti.
Leggi tutto: 100W UHF 400--470MHZ Amplifier Power Amplifier Board For Ham Radio DIY Kits
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Nella prima puntata di questa serie sui rotary encoder [1], ne abbiamo studiato insieme il comportamento logico ed elettrico, almeno nel caso in cui tutto funzioni come dovrebbe o, meglio, come vorremmo… Tuttavia, per rendere l'utilizzo dell'encoder vantaggioso, è necessario che abbia un costo contenuto relativamente al valore di mercato del prodotto che si sta progettando. Gli encoder più economici sono proprio quelli di tipo meccanico, di cui ci stiamo occupando in questi articoli, costituiti da due contatti che strisciano su una ruota dentata; gli impulsi sono generati grazie all'alternanza durante la rotazione tra il contatto e la mancanza di contatto con i denti della ruota. A differenza di altre soluzioni (come gli encoder ottici) questa tecnologia presenta un severo inconveniente noto con il nome di "rimbalzo" o bouncing. Si può trattare di un vero rimbalzo tra parti meccaniche, come avverrebbe tra i contatti e la ruota dentata se la superficie di quest'ultima non fosse perfettamente co-planare con il materiale isolante che la contiene, ma più in generale si tratta di brevi intervalli di tempo durante i quali i contatti sono incerti, con conseguente oscillazione indesiderata dei segnali elettrici ("chattering"). I fenomeni di bouncing sono tipici di tutti i componenti elettromeccanici di commutazione, come gli interruttori, i deviatori, i pulsanti, i relé, etc. Scegliendo componenti di buona qualità, il bouncing sarà ridotto in ampiezza o in durata ma, almeno facendo riferimento alla mia esperienza, mai assente. In questa seconda puntata sui rotary encoder, analizziamo il problema dal punto di vista elettrico e confrontiamo un rotary encoder molto economico di fabbricazione probabilmente cinese o comunque asiatica e di modesta qualità, con uno di marca occidentale, di qualità migliore ma che potrebbe essere anche stato prodotto in Cina, magari nello stesso stabilimento di quello economico, certamente con un altro design e maggiore considerazione dei concetti di funzionalità, affidabilità e qualità. Prima di addentrarci nell'analisi, vorrei anticipare che, in questi casi di presenza di rimbalzo dei contatti, per non causare problemi ai circuiti e ai sistemi di elaborazione a valle, è necessario realizzare un dispositivo "anti-rimbalzo" o di "de-bouncing", di cui parleremo prossimamente.
Leggi tutto: Tutorial rotary encoder parte 2: il fenomeno del bouncing ("rimbalzo" dei contatti)